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Come nasce un mandala

Quando prendi in mano un kit di Fatto con Gioia voglio che tu sia felice. Felice da quando lo vedi, a quando lo usi, a quando avrai finito di realizzare la tua composizione.
La parte più importante di questa felicità è (ovviamente) il mandala: deve essere semplice ma non troppo, chiaro da assemblare, senza passaggi che ti mettano in difficoltà. Questo lavoro resta spesso dietro le quinte.
Oggi ti racconterò invece come nasce il mandala per un kit, dall’idea fino alla confezione finita, prendendo spunto dal nuovo modello che presenterò ad Abilmente autunno.

Prima di tutto: il tema

Per scegliere il nome del mandala annuso a lungo l’aria, leggo e ascolto. C’è ogni volta qualcosa di cui sentiamo il bisogno: io, tu, tutte le persone che vedono i kit alle fiere e si riconoscono nelle loro forme. È attorno a noi, ma non è sempre semplice da catturare.

Per definire la parola guida dei mandala, spesso giro a lungo intorno a un concetto, lo rifinisco, mi sposto un po’ di lato per trovare il suo angolo migliore. Nel caso del mandala “Rivoluzione” non è stato così, la scelta è stata semplice e netta.
Ad ogni parola possiamo dare molti significati, e tu solə puoi sapere qual è quello giusto per te. Vale per questo, come per tutti gli altri nomi dei kit mandala: “Unione“, “Silenzio“, “Presenza“.

Proprio questa vibrazione è il seme di ogni progetto, e sentire che la cogli è il momento più bello.

I nomi evocativi dei mandala di Fatto con Gioia

La simmetria

Come ti ho già raccontato negli altri post, ogni simmetria che trovi nei mandala ha un suo significato. Soprattutto, però, ha un contenuto visivo che dà il carattere alla composizione. Per questo, di volta in volta, i mandala hanno un numero diverso di lati, in modo da farti provare ogni volta equilibri e armonie nuove.

C’è però un limite, ed è quello dettato dalla noia. Mettersi davanti a un kit e sperimentare in prima persona come nasce un mandala deve essere un momento di lentezza e tranquillità, che però non stufi.
Tradotto in parole semplici questo vuol dire che non posso proporti un mandala con troppi lati, altrimenti ti annoi e non lo porti fino alla fine. Credo che dieci sia il numero massimo, anche se voglio provare ad arrivare fino a dodici e vedere l’effetto che fa.

Salvo l’eccezione della collezione “Libertà”, tutti i mandala che disegno hanno una simmetria assiale e allo stesso tempo centrale. In questo modo, i nostri occhi capiscono con più semplicità dove collocare gli elementi e ci sono meno possibilità di sbagliare.

Comporre le forme: come nasce un mandala

Le forme, gli spazi bianchi… e tu

Ogni forma evoca una sensazione, e così fanno le loro combinazioni. Per questo la scelta degli elementi è un passaggio fondamentale di come nasce un mandala.

I cerchi possono abbracciare o chiudere, i triangoli portano lo sguardo verso l’interno o l’esterno a seconda di come sono orientati, le gocce ricordano petali oppure punte. Cambiando la loro disposizione, cambierà anche il tono del mandala e la tua percezione.

Dallo studio della calligrafia (poco, ma decisivo) ho imparato che è sempre importante il rapporto fra pieni e vuoti, e questo vale anche per i mandala. Per questo all’inizio faccio la prova di un settore, in nero per capire il peso della composizione a prescindere dal suo colore.

La prova in nero. Una fase fondamentale di come nasce un mandala per capire pieni e vuoti

I mandala, come sai, si appoggiano su una griglia di base. Per fare in modo che gli allineamenti siano semplici da capire anche quando non ci sono io a raccontarteli, devono essere chiari e solidi.
Se disegno per me, posso permettermi elementi a cavallo fra due linee, o inclinati in maniere diverse. Questo non deve succedere in un kit, perché ti può confondere e rompere la tua armonia.

In più, i singoli elementi non devono essere né troppo grandi, né troppo piccoli. Nel primo caso, useresti solo una parte delle strisce del kit e avresti molto avanzo, mentre nel secondo potrebbero essere complessi da realizzare.

Provando gli abbinamenti di colore del mandala

L’importanza dei colori

Questa è la fase più difficile della progettazione di un mandala, almeno per me. Ci scherzo spesso con chi mi incontra: ogni volta che scelgo quattro colori, ne scarto altri quarantasei. Ci vogliono tanti compromessi, perché magari il tema chiama alcuni toni e la stagione degli altri. Non sempre è immediato farli andare d’accordo.

Come per il tema, inizio dalle suggestioni. Chiudo gli occhi e immagino. Ogni tanto parto da un colore che si abbina al tema, altre volte decido se servono contrasti o toni simili. Cerco soprattutto di guardare attraverso i tuoi occhi, di dimenticarmi i miei gusti e le mie preferenze per pensare a cosa proverai quando avrai davanti il mandala, cosa provocano in te questi colori.

Lo ammetto, seguo il mio istinto più che le regole codificate. So per esperienza che ognunə di noi reagisce in modo diverso ai vari toni, e che mi racconterete alle fiere e agli incontri i vostri pensieri. Ogni tanto sarete d’accordo con me, ogni tanto no, e fa parte del gioco.

La prima prova

Per vedere come funziona un kit mandala c’è un’unica cosa da fare: provarlo. Una volta decisi i colori e il loro ordine, mi dimentico di tutto e comincio a seguire le istruzioni per comporlo, come se fossi te.

Raramente ripenso o cambio qualcosa durante questa fase, perché voglio sperimentare il kit mettendomi nei tuoi panni, per scoprire di nuovo come nasce un mandala da zero.
Mi concedo un unico privilegio: lavoro con la lavagna luminosa, in modo da non avere le righe della base. Così verificherò una volta per tutte i rapporti fra gli elementi.

Man mano che la composizione procede, mi capita di avere dubbi, ma sospendo il giudizio fino alla fine, a quell’attimo di stupore quando vedo tutto concluso.
Poi lascio riposare il mandala almeno per una notte, sia quando la mia prima impressione è positiva, sia quando è negativa. Lo osservo sotto la luce diretta e poi con quella soffusa, in modo da scoprirne pregi e difetti, e casomai cambio alcuni particolari.

La modifica che faccio più spesso è l’ordine dei colori, in modo da metterne più in evidenza alcuni rispetto agli altri. Talvolta sistemo qualche allineamento per semplificarlo o cambio leggermente la dimensione degli elementi. Così sono pronta per il modello definitivo.

Il modello definitivo

Il cuore di un kit è la fotografia del mandala, che serve anche da schema. Per questo deve avere gli stessi colori del kit base, e gli allineamenti più precisi possibile.
La griglia di base è stampata più spessa di quella su cui lavorerai, perché altrimenti nelle fotografie non sarebbe visibile, ma per il resto è veramente lo stesso mandala che otterrai tu!

Mentre compongo il modello da fotografare, cronometro anche il tempo, in modo da poterlo scrivere con precisione sulla copertina del kit. Naturalmente tengo conto che la mia velocità è un pochino superiore alla tua… ma è solo una questione di esperienza!
(Per inciso: forse sono le uniche volte che realizzo un mandala dall’inizio alla fine, e ti assicuro che è un’esperienza così piacevole che non ne vorrei più uscire!)

Il mandala definitivo, impostato sulla griglia di base

I materiali e il packaging

La fotografia del mandala viene stampata sulla copertina assieme a tutte le altre informazioni indispensabili perché tu lo possa scegliere e ricreare. Poi aggiungo i tagli e le pieghe che serviranno a fissare le strisce di carta e gli altri materiali che compongono il kit.

Tutte le strisce di carta che ti serviranno sono ritagliate da me su cartoncini scelti con cura per la qualità del colore e la possibilità di essere lavorati. Ogni volta calcolo quanti pezzi ti serviranno per ogni colore, e li inserisco nei kit, con un po’ di abbondanza per coprire eventuali errori.

Anche le basi sono stampate in casa, sempre sul cartoncino bianco, usando una stampante a qualità fotografica. Questo mi consente di produrre le basi solo quando mi servono, acquistando la giusta quantità di carta ed evitando gli sprechi.

Le istruzioni sono contenute in un manualetto di quattro pagine che si chiama “Mandala senza pensieri” ed è uguale per tutti i kit. Ha le fotografie passo a passo e le spiegazioni chiare per assemblare tutti gli elementi partendo dalle strisce, per poi incollarle sulla base.

Quando tutti i materiali sono pronti, li metto insieme e li inserisco in una bustina trasparente. Non sono particolarmente felice di questa scelta, perché il cellophane è un materiale che non può essere riciclato. In questo momento però è l’unico che mi assicura le proprietà che mi servono: è completamente trasparente, impermeabile e non si strappa facilmente aprendo la confezione.

L'adesivo è come un sigillo di garanzia per il kit mandala che nasce

Un adesivo di Fatto con Gioia sigilla il tutto, e testimonia la mia cura verso di te. Ora il kit è pronto per essere portato a casa e usato nel miglior modo possibile!

Perciò, quando scegli un kit di Fatto con Gioia, puoi stare certə che è un prodotto artigianale, in cui ogni dettaglio è stato pensato e curato per assicurarti un’esperienza rilassante. In più, io sono sempre qui per migliorare i miei prodotti ascoltando i tuoi suggerimenti. Mandami un’email, oppure raggiungimi su Facebook e Instagram per rimanere in contatto!

…e per provare anche tu l’esperienza di un kit, scegli il tuo preferito dallo shop cliccando qui sotto:

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